
Il fatto che “On The Beach” sia stampato per la prima volta su cd 29 anni dopo la pubblicazione rappresenta un piccolo miracolo estivo. Nella stagione delle vacanze e del riposo, tradizionalmente il “mercato” si ferma; escono pochi dischi, si presta poca attenzione. L’estate 2003, oltre che per le migliaia di fotografie scattate in giro per il mondo, sarà ricordata da qualcuno anche per questo piccolo supporto digitale, finora solo immaginato. L’album arriva a completare la cosiddetta “trilogia del dolore” di Neil Young insieme a “Time Fades Away” e “Tonight’s The Night”. Erano gli anni ’70 e, con i brandelli del decennio precedente che marcivano davanti ai suoi occhi, Neil attraversò un periodo di profonda crisi personale, esasperato dalla perdita di due compagni di strada e di musica sull’altare dell’eroina. Normalmente accadimenti di questo tipo non interessano in maniera diretta la musica ma, in questo caso, gettarono un’ombra sulla produzione del cantautore canadese destinata a rivelarsi profonda e duratura. Il disco di cui si racconta è l’esorcismo finale dopo l’anticipo e il baratro degli altri due. La musica è istintiva e diretta, uno scatto di nervi e melodia che lascia stupiti. “For The Turnstiles”, “Ambulance Blues”, “Revolution Blues”, le canzoni viaggiano tra esuberanza e riflessione in un saliscendi che rimane uno dei risultati migliori di tutta la produzione di Mr. Young. Fino a oggi, questo album è stato una sorta di Graal per migliaia di appassionati di varie generazioni: ora, alcuni possono finalmente mandare in pensione e consegnare ad un dorato riposo gli LP scavati dal tempo, altri possono per la prima volta ascoltare un “capolavoro” di cui tanto si parla. Non male per l’inizio di agosto.
(Marco Sideri )