Ogni quattro anni, se si escludono live e raccolte il copione è lo stesso: l’avvocato vola a Parigi, presenta il nuovo album e la critica unanime lo seppellisce sotto un coro di lodi. Salvo, di sfuggita, ricordare che quello precedente non era proprio un capolavoro. Lui, giunto al tredicesimo disco in studio, continua a tratteggiare canzoni, ad abitarle di personaggi che sembrano usciti da una storia di Corto Maltese. Ma ogni volta (almeno dai tempi di “Aguaplano”), qualcosa non torna: sarà la musica, impeccabile, mai indimenticabile; saranno i testi, allusivi, spesso elusivi; saremo noi, che vorremmo essere ancora stupiti e rapiti e siamo distratti dagli anni che passano. E quando il poeta graffia ancora (“si gratterà in un gesto intimo”) il piacere è venato da un filo di nostalgia. (Danilo Di Termini)
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