Musica italiana
Come dicono i Gang, non è vero che “la storia siamo noi”. Noi siamo “le” storie, e solo nel momento in cui sappiamo recuperare frammenti dispersi di storia non ufficiale, riuscendo a metterli in relazione con l'oggi. Mezzo secolo fa, a Spoleto, il Nuovo canzoniere italiano di Amodei Straniero, Leydi e Mantovani mise in scena al Festival dei due mondi di Spoleto Bella Ciao. Uno spettacolo di canzoni popolari italiani. Nell'Italia bigotta e retriva del '62 una canzone come O Gorizia tu sei maledetta, in cui si denuncia la mattanza di poveracci della prima guerra mondiale controllata da signori delle armi e generali pasciuti costò al Nuovo Canzoniere una denuncia per vilipendio delle forze armate. Avevano toccato un nervo scoperto. Riccardo Tesi, gran signore delle note d'oggi che traggono linfa, struttura, intenti dal mondo popolare torna a rivisitare quello spettacolo spartiacque in questo nuovo disco creato col crowdfunding, e fortemente voluto da Franco Fabbri. S'è messo attorno gente di altissima caratura come Lucilla Galezzi, Elena Ledda, Ginevra di Marco (in pratica una sorta di accademia dell'eccellenza della vocalità femminile italiano meno scontata), Alessio Lega, Andrea Salvadori, Gigi Biolcati. Ha aggiunto arrangiamenti, concertazione e tocchi e fremiti del suo organetto fatato, sempre un passo indietro, e ha costruito un nuovo piccolo capo d'opera di artigianale maestria “folk”. Che serve al presente, recuperando una storia da non dimenticare. (Guido Festinese)
Parte la pulsazione morbida e carnosa di Donna davanzale, ed è subito centro. La voce di Bobby Soul sembra sfiorare il testo, cercando di contenere un'energia che rischia di deragliare, tanto è costretta: tant'è che il tutto va davvero a deflagrare nella botta incattivita di funk che arriva subito dopo, Mi muove, e sembra, quasi quasi, di ascoltare un pezzo dimenticato dei gloriosi Blindosbarra. E' un Bobby Soul perfettamente lucido e in equilibrio, si sarà capito, quello che ha dato alle stampe un lavoro, che, rovesciando la citazione iniziale, si potrebbe anche definire la sostenibile pesantezza (e godibilità estrema) di chi sa danzare sul pentagramma più nero e faticoso che ci sia. Gli anni hanno portato qualche avvitamento malinconico, e non poteva essere altrimenti: i calendari si sgranano per tutti. Ma anche belle innaffiate di ligustico sarcasmo (Appena mi pagano), e un mestiere che gli può far fare qualsiasi cosa. In libera declinazione funk: vedi alla voce incredibile della versione del Don Giovanni di Battisti. Fender Rhodes a ricamare qui e là tra fiati e corde, un tono più da balladeur ritmico che da puro e crudo e filologo del verbo black. Partecipano La Decima Vittima, James & Black, i Belli Fulminati nel Bosco, e tanti altri amici: efficaci come serve. (Guido Festinese)
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