Back Home Alive: che può significare diverse cose, ad esempio: "essere di nuovo a casa, e vivo". Che di questi tempi non è impresa da poco, per chi ha l'uzzolo di mantenersi vivendo di rock, blues, canzone d'autore e senza fare all'anagrafe Luciano Ligabue o Vasco Rossi. Ammesso e non concesso che questi ultimi due sappiano fare rock, blues e canzone d'autore, appunto. Oppure "Di nuovo a caso, e vivo". Che nel suo caso introdurrebbe altre ambiguità: perché Paolo "Bonfa" Bonfanti, professione miglior chitarrista italiano rock blues o giù di lì, autore, di case ne ha due: quella di Genova Sampierdarena, l'altra Windy Town che contende a Chicago il primato di città assai aperta allo spirare di venticelli blues, e Casale Monferrato, dove il Nostro risiede in compagnia di una gatta assai corpulenta, e di una moglie attenta ed assai attiva che ne sa indirizzare energie creative ed efficienza operativa. Sabato 28 Bonfa e Claudia hanno fatto un piccolo miracolo: riempiendo a tappo il Teatro Municipale di Casale Monferrato, e congegnando, assieme a quella gran gente che è la pattuglia che guida Labirinto, la libreria sede di Book And Blues –appuntamenti scelti e guidati da Bonfanti- la data cruciale per l'incisione del nuovo cd di Paolo. Back Home Again, appunto. Con la gloriosa band (cuore e precisione, sembra poco?) che accompagna Bonfa con entusiasmo da tanto tempo: Roberto Bongianino alla fisarmonica, Nicola Bruno al basso, Alessandro Pelle alla batteria). Prima parte riservata all'incisione del live, seconda a loose wheel, a ruota libera per sciogliere la tensione della prova. E ospite il gran signore del blues made in Italy, il vecchio puma Fabio Treves all'armonica. Gran bella festa, dunque, e con un assai autoironico Bonfa che sentenziava sulla prima volta nella vita ad avere qualcuno che gli portava le chitarre di ricambio sul palco, come le rockstar, e su altre faccende. E via allora, con brani come Terror Time, Second World, Route One, Tryin' to Keep The Whole Thing Rockin', o l'amara risposta a Dylan sui tempi "che non sono cambiati affatto". Secondo tempo tutto in discesa, sciolta l'ansia del "live" con picchi memorabili in Slow Blues For Bruno ( un solo di Bonfa da incorniciare), You Got To Lose, con il Puma scatenato, una versione trance e acida di Sinán Capudán Pascià dal canzoniere mediterraneo di De André che mostra quante frecce abbia ancora in faretra Bonfanti, Franklin's Tower, per ricordare i vent'anni senza Jerry Garcia e i Grateful Dead, e Long Time Gone, vedi alla voce California, anni Settanta: lucciconi in sala. (Guido Festinese)
(foto di Roberto Costanzo)