
Eppure dischi tanto ponderosi entrano nei Top Ten britannici e “Scott 2” va addirittura la primo posto. L’opera di decostruzione della celebrità ottiene i primi risultati significativi con “Scott 4”, all’epoca giudicato soprattutto un fallimento commerciale e oggi considerato caposaldo del rock ‘pensante’. Walker, qui per la prima volta autore di tutte le canzoni, articola definitivamente la sua sinistra visione del mondo attraverso titoli che passano da un epos morriconiano a strani esperimenti sonori (“Boy Child”) e in cui il pessimismo di Ingmar Bergman (“The Seventh Seal”) si lega a immagini degne di George Orwell (“The Old Man’s Back Again – Dedicated To The Neo-Stalinist Regime”). Dopo questo disco Scott Walker verrà dimenticato a lungo per poi trasformarsi nell’artista che oggi tutti amano citare e, forse, ascoltare. (Antonio Vivaldi)