Jazz
Riedizioni e nuove scoperte di inediti – più o meno interessanti – sono comunque sempre un’occasione per tornare sui protagonisti – più o meno importanti – della storia del jazz. Se con Coltrane o Bill Evans, giusto per fare due nomi che negli ultimi tempi hanno beneficiato del lavoro di indomiti topi d’archivio, l’attenzione mediatica è ai massimi livelli, questo disco di Joe Pass rischia invece di passare inosservato.
Per il debutto della sua nuova etichetta Zev Feldman – il produttore che con la Reference recording negli ultimi anni ha pubblicato una serie di inediti davvero eccezionali – ha scelto l’altosassofonista originario della Florida Cannonball Adderley. Tutti lo ricordano per la sua partecipazione a “Kind of Blue” di Miles Davis, ma anche per una carriera costellata di successi alla testa di un gruppo che comprendeva un giovanissimo Joe Zawinul, autore di un brano come "Mercy, Mercy, Mercy" che nel 1966 raggiunse la top ten dei dischi più venduti – in assoluto, non nella classifica riservata ai dischi jazz - negli Stati Uniti. Queste registrazioni, da fonte radiofonica e comunque non impeccabili dal punto di vista audio come invece ci aveva abituato Feldman, provengono da una serie di concerti al Penthouse di Seattle tra il giugno del 1966 e l’ottobre del 1967, proprio in quel periodo di fulgido successo (anche se il brano più celebre non è presente nel disco). La formazione è quella classica con il fratello Nat alla cornetta, il bassista Victor Gaskin, il batterista Roy McCurdy e appunto al pianoforte il futuro Weather Report Joe Zawinul. In programma un incandescente soul-jazz fatto di assoli vertiginosi sia in un mid-tempo come “The Girl Next Door” che in un tema tipicamente hard-bop come “Sticks”. Il tutto impreziosito dal suono acidulo del sax di Cannonball capace di impreziosire anche un classico della Bossa Nova come “Manha de Carnaval”, di echi parkeriani e presagi di quello che sarebbe accaduto di lì a poco con l’arrivo del free; ma anche di affrontare una ballad come “Somewhere” di Leonard Bernstein (da “West Side Story”) con insuperabile lirismo. (Danilo Di Termini)
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