
Alzi la mano chi non conosce almeno una tra queste canzoni: You send me, A change is gonna come, Shake… Sono alcuni tra i più grandi successi di Sam Cooke, il grande cantante tragicamente scomparso esattamente 40 anni fa e ispiratore, tra gli altri, del grande Otis Redding. Quando incise questo disco, Cooke era all’apice della carriera, appena trentenne; una delle più belle voci ‘soul’ di tutti i tempi. Con l’aiuto di collaudati session men (Hal Blaine, Billy Preston, Barney Kessell e altri), nel giro di soli tre giorni, o forse notti a giudicare dal titolo, realizza un disco che si differenzia notevolmente dal resto della sua produzione: un progetto più intimo, rilassato con un occhio di riguardo per le proprie radici musicali e con la novità della mancanza di orchestra e fiati. I musicisti sono bravissimi, il meglio in circolazione all’epoca, e dialogano piacevolmente con la voce del leader che non sbaglia una nota o un attacco. Oltre alla giusta atmosfera creatasi nello studio di registrazione, risulta vincente la scelta del repertorio: niente indugi nell’evitare i più famosi successi, bensì una selezione che comprende alcuni pezzi nuovi, firmati Sam Cooke, e a seguire una “full immersion” nelle canzoni degli anni formativi; vecchi blues e gospel che rimandano all’ importante esperienza con i Soul Stirrers. In particolare evidenza la versione di Little Red Rooster di Willie Dixon, la splendida Get yourself another fool e You gotta move. In chiusura, a segnare un piccolo cambio di passo, quasi una sigla, troviamo un’essenziale versione di un classico del
rock’n’roll: Shake rattle and roll.
(Fausto Meirana)