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Folclore e tradizione: a colloquio con i Mandillà Folclore e tradizione: a colloquio con i Mandillà Hot

ciassa marengo copertina.jpg.opt545x543o00s545x543Dopo concerti e dischi, nei quali riarrangiavano ed interpretavano in dialetto genovese brani classici di Fabrizio De Andrè, i liguri Mandillà firmano il loro esordio su compact con un lavoro composto da composizioni proprie, Ciassa Marengo 26. Il titolo viene dalla abitazione del vocalist, Giuseppe Avanzino: è il luogo dove il sestetto prova regolarmente ed è anche una delle canzoni più belle del CD, toccante e dinamica, intensa e colma di vita. Introdotto da una confezione e da una grafica assai belle ed antiche, Ciassa Marengo 26 sa unire gli aromi folk (non sono italiani, ma altresì francesi) e la tradizione storica di un borgo, attraverso una luminosa ricerca, sonora e canora, che si muove tra passato e presente, sacro e profano, sogni e quotidianità. Grazie ai Mandillà, la memoria ritrova e racconta storie – commoventi, drammatiche, che fanno riflettere – attraverso lo spazio musicale ed artistico. La scrittura è sicura, l'affiatamento tra i sei membri davvero ragguardevole, le timbriche e gli arrangiamenti pressoché perfetti. Undici canzoni, che sono altrettante poesie, traboccanti – nello stesso tempo – di energia e di dolzezza: ed è anche questo a colpire chi ascolta, la riuscita dialettica di slanci strumentali e delicato intimismo, di folk rock (screziato da tenui tocchi più psichedelici, o jazzati, a seconda dei casi) e lirismo. Dall'iniziale Grigue alle tese Morte neigra e Mi no son comme o Segnò, dalla title-track alla stupenda Marinin (cifra d'un approccio stilistico estremamente maturo e forgiato dagli anni insieme), Ciassa Marengo 26 entra prima nel cuore e poi va alla mente. Disco che fa anche pensare, a molte cose che abbiamo forse perduto; disco splendido, del quale abbiamo avuto l'opportunità di parlare con i Mandillà stessi, realizzando con Giuseppe Avanzino l'intervista seguente.

1) Questo disco offre senz'altro anche l'opportunità di riprendere le fila della vostra storia, dai primi anni sino ad oggi...
Questo disco, se da un lato chiude, o meglio "socchiude" un periodo che è stato quello del lavoro in dialetto genovese su Fabrizio De Andrè, che ci ha permesso di amalgamarci come musicisti e di sperimentare sull'uso della lingua, ne apre un altro, che è quello della creazione, sempre in dialetto, di pezzi originali, canzoni di nostra composizione. Certamente, non abbandoniamo il progetto su Faber, diciamo che si chiude un cerchio e se ne apre un altro, come nel nel simbolo dell'infinito. Per noi questo è il punto comune fra fra i due cerchi che si uniscono in un'unica forma che non ha motivo di cessare, e il punto di incontro è proprio l'uso della lingua, Il genovese.
2) Che cosa rappresenta per voi Ciassa Marengo 26?
Piazza Marengo è il luogo dove tutto è nato, dove sono nate le canzoni, dove le abbiamo provate e dove il disco ha preso vita. Per quanto mi riguarda però è anche la casa dove sono cresciuto, per cui quando alcuni componenti del gruppo hanno proposto di intitolare così il disco, per me è stata una grande soddisfazione. Continuando con un'analisi personale, è quindi la logica evoluzione di una esistenza e la canzone che dà il titolo al disco parla proprio di questo: di un luogo dove ci sono state tante cose e tante ce ne saranno ancora. Nello specifico, poi il testo è dedicato alla figura di mio padre, che di questa casa è sempre stato il cuore pulsante con i suoi mille interessi e il suo entusiamo. Piazza Marengo perciò è il simbolo del ricordo, della memoria, ma una memoria intesa non in maniera nostalgica ma come come esperienza e speranza per il futuro.
3) Musica e storia, folclore e tradizione, antico e nuovo: un connubio che pare essere cifra del vostro fare musica...
Esatto, l'intento era proprio questo: unire la storia, la tradizione, l'antico ed il nuovo in un unico progetto, usando come collante l'esperienza musicale di ciascuno di noi, che proveniamo dalle più disparate esperienze musicali, che vanno dal Jazz alla musica tradizionale sino al rock, al cabaret, passando per il canto popolare e la canzone d'autore, fecendo sì che tutti questi generi servissero per creare questo progetto il cui tema è la memoria. Speriamo di esserci riusciti. Pur avendo usato la lingua genovese, non si tratta di un disco folk, ma credo sia più vicino, anche se non mi piacciono le etichette, alla cosiddetta canzone d'autore con l'influenza di tutti i generi di cui si è parlato prima.
4) So che il disco è stato presentato a Sestri Levante, in una cornice suggestiva ed all'interno di un vero e proprio evento, culturale e musicale insieme...
Abbiamo voluto fare una presentazione un po' particolare, che non fosse solo un concerto, ma che permetesse al pubblico di capire quello che c'è dietro le storie narrate nel disco. Questo è stato il motivo per cui abbiamo voluto come ospite l'antropologo Paolo Giardelli, forse il più importante studioso di tradizioni e di cultura rurale della Liguria, il quale ha approfondito i temi toccati dalle nostre canzoni: le migrazioni dall'entroterra Ligure verso le americhe, la peste che colpì genova nel 1656, le invasioni delle nostre coste ad opera dei pirati nel '500, antiche tradizioni come "segnare" il fuoco di sant'Antonio ed altri temi. La serata, a cui ha pertecipato un pubblico assai numeroso, è stata quindi suddivisa in due parti, in cui le canzoni venivano alternate ai racconti di Paolo. Devo dire, con soddisfazione, che siamo riusciti nell'intento che ci prefiggevamo e cioè di presentare anche questo aspetto del nostro lavoro.
5) L'ultimo brano del vostro CD ha una storia particolare alle spalle: la volete raccontare?
In un disco che parla di memoria e di ricordi, ci è sembrato giusto ricordare un monegliese che non c'è più da parecchi anni, Gianluigi Vallaro, un ragazzo che scriveva canzoni mai pubblicate e di cui esiste solo qualche musicassetta registrata tra amici. Per questo abbiamo voluto rendergli omaggio, ricordandolo sia con la sua voce che con questa canzone che ci ha lasciato in eredità.
6) Cosa cercate nella musica e che cos'è per voi?
Credo di poter rispondere a questa domanda anche per gli altri componenti del gruppo. La musica è come l'aria che si respira: è vita. Pur non essendo noi dei professionisti della musica (ad eccezione di Laura), nel senso che non viviamo di musica, credo che nessuno di noi possa farne a meno, come tutti del resto. Chi vive senza musica credo abbia una esistenza più povera ed arida di chi invece ha avuto la fortuna di imbattercisi.
7) Progetti futuri?
Abbiamo un po' di concerti in varie situazioni (piazze, locali, circoli culturali) in cui presenteremo il disco, anche fuori dai confini liguri. Ce lo vogliamo godere un po' dal vivo e, speriamo, farlo godere anche a chi ci verrà ad ascoltare.
8) I dieci dischi della vostra vita?
Giuseppe Avanzino:
La buona novella - F. De André
Vite perdite - D.Sepe
Tra un gotto e l'atto - I trilli
Svampa canta Brassens - Nanni Svampa
Radici – F. Guccini
Rain Dogs - Tom Waits
If I shall fall in the grace of God - The Pogues
Murder Ballads - Nick Cave
Aqualung - Jethro Tull
La decouverte o l'ignorance - Try Yann

Marco Vaccarezza:
The Dark Side off The Moon - Pink Floyd
The Wall - Pink Floyd
Led Zeppelin I - Led Zeppelin
The Band - The Band
Creuza de Ma – F. De Andrè
Muster of Puppets - Metallica
Mellon Collie and Infinite Sadness - Smashing Pumpkins
Ok Computer - Radiohead
Changes One - Charles Mingus
Made in Japan - Deep Purple

Michele Marino:
The Wall - Pink Floyd
Selling England by the pound - Genesis
Sign of the times - Prince
Kind of Blue - Miles Davis
Post - Björk
A love supreme - John Coltrane
Stop making sense - Talking Heads
Synchronicity - Police
Original musiquarium - Stevie Wonder
Silence - Charlie Haden

Pierpaolo Ghirelli:
Wish you were here – Pink Floyd
Led Zeppelin 4 – Led Zeppelin
Creuza de ma – F. De Andrè
Velvet Underground & Nico
Achtung baby - U2
La voce del padrone – F. Battiato
Stand up - Jethro Tull
Ko de mondo - CSI
La favola di Adamo ed Eva - Max Gazzè
Amore non amore - Lucio Battisti

Laura Merione:
Tutto Fabrizio De André – Fabrizio De Andrè
Una raccolta di musica spagnola e latino americana con Amparo Ochoa, S. Rodriguez, J. Alvarez, M. Laboa, Xavier Lete, Carlos Mejia Godoy, Gabino Palomares, Pablo Milanes, etc.
Violino tradizionale – raccolta con I Gentiane, Jean-François Vrod, Café Charbons, Rigodon Sauvage, Padovan, Melusine, Passe Aqui, la ciapa rusa, Ensemble del doppio bordone
Nestler – Manneberg "Two jämtska fioler
La pègra a la mateina la bèla e la sira la bala - La piva dal carnèr
Victor Jara, opera omnia, il primo "canto a lo humano"
E pensare che c'era il pensiero - Giorgio Gaber
West meets east - Shankar – Menuhin
San Patricio - The chieftains & Ry Coode
Yamandu+Dominguinhos - Costa - Dominguinhos

Marco Raso:
Reggatta de Blanc - Police
Titanic - Francesco De Gregori
Enrico VIII - Enrico Ruggeri
The Joshua Tree - U2
Fra la via Emilia e il West - Francesco Guccini
Creuze de ma - Fabrizio De Andre'
Solo Live - Michel Petrucciani
Light Years - Chick Corea Elektric Band
Chet Baker and the Boto Brazilian Quartet
Richard Galliano Quartet - New Musette

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