Se siete dei floydiani doc, non potrete farci nulla: l'inizio, con una selezione watersiana inedita di esplosioni brutali e minacciose, il crepitio delle raffiche di mitragliatrice, prima che la voce scontornata ed sbalzata in primo piano del roadie attacchi a raccontare, come da The Dark Side of the Moon, “I've always been mad....” fa venire i brividi. E molti altri brividi giù per la schiena vi correranno ascoltando questo doppio cd, colonna sonora del film di Sean Evans che, nel 2017, ha filmato l'ultimo grandiosotour dell'irascibile ma indispensabile ex mente dei Pink Floyd. Il quale prometteva una notte di “Attestazioni forti, opposizione, protesta e amore”, legando assieme tematicamente Dark Side e Meddle, The Wall, Animals, Is This the Life We Really Want?, e così ha fatto, sacrificando i brani del grande Amused to Death perché già ampiamente sfruttati altrove. In realtà tutto quello che ha scritto Waters batte sul medesimo incubo: l'homo homini lupus hobbesiano reso ancor più ferino da due guerre mondiali e dal neoliberismo che ha concentrato il sessanta per cento delle ricchezze del mondo nelle mani di un uno per cento che decide per tutti con una telefonata o un clic asettico sulla tastiera. Waters è con un ottetto che non può permettersi di sbagliare un ottavo: e così succede. Quando gli arrangiamenti conoscono un minimo di slittamento rispetto all'originale, come nel leggendario alzarsi di voci femminili su The Great Gig in the Sky si resta a bocca aperta. Nessuna chitarra al mondo, però, eguaglierà mai la timbrica di Dave Gilmour, così come nessun Gilmour al mondo riuscirà mai a scrivere brani che abbiano sostanza e peso specifico watersiano, infatti mai ne ha scritti, o s'è prodotto in imbarazzanti imitazioni. Sono due metà che non comunicano, e ognuna inseguirà per sempre il fantasma dell'altro, in nome di un gruppo unico che non ci sarà mai più. Sotto le orecchie abbiamo molte schegge fumanti, segno che la cenere conserva ancora molta brace. Ma il grande incendio sensoriale floydiano è archivio, purtroppo. Ordinato, ma archivio. (Guido Festinese)