
“Will be back” è la scritta sopra un insensato orologio con sette lancette sulla vetrina di "Out to lunch!". Ma Eric Dolphy non tornerà: quattro mesi dopo quel 25 febbraio 1964, mentre è in Europa per una trionfale tournée con Charles Mingus, un infarto stronca la sua giovane vita. Eric si era recato nel vecchio continente, come scrive nelle note di copertina, “nella speranza di trovare maggior lavoro suonando la mia musica, perché se tu cerchi di fare qualcosa di diverso in questo Paese, la gente ti stronca". In quella seduta, registrata da Rudy Van Gelder con una maestria che l’ha resa ricercatissima nel mercato audiofilo, Dolphy è in compagnia di Freddie Hubbard alla tromba, Bobby Hutcherson al vibrafono, Richard Davis al contrabbasso e Tony Williams alla batteria: il giovanissimo gotha dell’avanguardia di quegli anni per una musica in cui l’ordine delle regole (armoniche, melodiche, ritmiche) entra perennemente in conflitto con il disordine della libertà.
Ecco da dove deriva la straordinaria attualità di "Hat and Beard", dichiarato omaggio a Monk, di “Something Sweet, Something Tender", un intrecciato duetto clarinetto basso e tromba, di “Gazzelloni” con Dolphy al flauto. Il secondo lato inizia con il brano che dà titolo all’album in cui il leader imbraccia il sax alto e si chiude con "Straight Up and Down", emblematico esempio della lirica e intensa poeticità della sua musica. Non esistono altri brani da questa seduta; per ritrovarne le atmosfere “Point of departure” di Andrew Hill, con Dolphy, la medesima ritmica, Kenny Dorham e Joe Henderson: due titoli imprescindibili. (Danilo Di Termini)
{mos_sb_discuss:11}