
My Aim Is True, disco d’esordio di Elvis Costello, esce nel 1977; un anno importante per la Musica in generale. L’anno dell’esplosione punk, dei Sex Pistols che fanno arrabbiare la regina e affascinano quasi tutti gli altri, l’anno del fermento e dello stacco tra i rockettari con i capelli lunghi e l’assolo facile e i giovani “sbandati” del “tutti possono farlo” e “non c’è futuro”. Elvis s’inserisce in questo panorama in mutazione in maniera del tutto personale: non è punk perché porta occhiali e cravatta, e la sua musica vive di mille rimandi lontani dai tre minuti di canonica rabbia; è punk perché è giovane, scontento e schifato per quello che gli sta attorno (l’Inghilterra, sostanzialmente). La musica del giovane Costello porta dentro la stessa rabbia dei suoi più disordinati contemporanei, nei confronti dei Conservatori e della politica in generale, ma la esprime in canzoni variopinte, con sbuffi reggae e ammiccamenti soul, con esuberanze rock’n’roll e inflessioni romantiche. Questi ingredienti rendono, a più di venticinque anni di distanza, la formula ancora fresca e per nulla datata. È un piacere lasciare trasportare le gambe ed il cuore da “Welcome To The Working Week” o “Blame It On Cain”, commuoversi con la straordinaria “Alison” o riflettere assieme al ritmo sincopato di “Less Than Zero”, critica sociale severa e per nulla scontata. Dopo My Aim Is True Elvis inciderà (tanti) altri dischi, alcuni splendidi, altri “minori”. Continuerà a cantare e a mutare, lasciando spesso da parte il senso di spensierata incoscienza che permea queste note; ma la mezz’ora abbondante di canzoni uscita nel lontano ’77 rimarrà un punto fermo e vivissimo, capace senza dubbio di far innamorare chi dovesse incontrarla nel millennio successivo.
(Marco Sideri)