Radio Disco Club 65
28 Marzo 2020
|Oh Girls di Ida Tiberio
Oggi tocca alle "Girls of the Sixties"
Per Joan Baez la definizione icona è troppo abusata? Beh, in questo caso, perdonatemi, necesse est, come avrebbero detto i nostri "ancestors" che dimoravano lungo il Tevere. Joan Baez è un simbolo universalmente riconosciuto di impegno sociale, veicolato dal potentissimo strumento della musica. Quando negli anni sessanta i giovani americani si mobilitavano contro la guerra del Vietnam, lei era in prima fila: coerente e fiera assertrice del diritto alla disubbidienza civile. E poi la chitarra, la passione per il folk, la voce talmente perfetta da risultare un po' innaturale, l'incontro con Bob Dylan... Il resto è storia: dai club del Greenwich Village a Woodstock fino all'era Trump. Joan è ancora un bell'esempio di pensiero divergente e talento.
E' la volta di una ragazza di origini italo-ucraine, rimasta un po' sottotraccia (nonostante un paio di brani di successo) rispetto ad altre celebrità del "cantautorato" femminile degli anni '60. Eppure, la giovanissima Melanie Safka sa scrivere belle canzoni e ha una voce calda e armoniosa. Anche per lei, vale la classica e collaudata trafila di quegli anni: studi musicali di buon livello, esibizioni nei locali newyorkesi (sempre molto recettivi quando si tratta di individuare nuovi talenti) e infine, l'agognato contratto discografico. Melanie viene invitata al mitico festival di Woodstock. Accetta con un po' di riluttanza ma la sua esibizione, apprezzata anche da Joan Baez, è un successo. La giovane cantante e pianista del Queens, modesta e tenace trova spazio nel mondo della musica. Uno spazio forse troppo angusto
Con Carole King si entra nel tortuoso ma affascinante (bisogna pur ammetterlo) sentiero dei ricordi. Tapestry è uno dei primi album consumati senza pietà dalla puntina non proprio efficiente del mio giradischi. Sicuramente ero in buona compagnia, perché questo disco colmo di ballate memorabile, vende circa 22 milioni di copie. Carole è una pianista virtuosa e una cantante capace di infondere una buona dose di emotività e passione alle sue canzoni. James Taylor e l' immensa Aretha Franklin hanno dato lustro a You've got a Friend e Natural Noman. Canzoni che fanno parte del patrimonio musicale di tre generazioni. Anche di chi non era e non è un vorace consumatore di cultura rock
Mary Isabel O'Brian, in arte Dusty Sprigsfields è una giovane inglese dall'aria sbarazzina, avidamente appassionata di musica. Anche e soprattutto americana. Il nome richiama la sua indole esuberante, il cognome è un omaggio alla band con cui raggiunge il successo prima di intraprendere una fortunata carrierada solista. Dusty è vocalmenteeclettica; dal folk al beat fino a Burt Bucharach, Carol King e Randy Newman, non c'è nulla che non possa interpretare al meglio. Ma le sonorità in stile Motown le sono particolarmente congeniali e le permettono di affermarsi in tutto il mondo. Ovunque si sia esibita, daTop of Pops, ai set di registrazione di Nashville al (udite, udite!) Festival di Sanremo, Dusty ha dimostrato personalità e talento.
Janis Joplin. Anche per lei non sono necessarie parole ridondati. Tutto è già stato detto (a torto o a ragione) sulla figura straordinaria e tormentata di Janis Joplin, la ragazza dalla voce oscura e inquieta, proprio come la sua esistenza. Dall'adolescenza tristissima in Texas, alla passione per il blues, all'approdo in California, Janis persegue un solo obbiettivo: esorcizzare le sue insicurezze. Abusa di alcol e droghe in modo compulsivo e la popolarità, enorme e travolgente, la coglie impreparata. Sa che l'enorme successo del secondo album dei Big Brother and the Holding Company (quello con la mitica copertina di Robert Crump) è in gran parte merito suo. E' amata e osannata come una vera diva. Ma questo non mitiga la sua solitudine e il senso di inadeguatezza che la accompagnerà fino alla tragica, precocissima morte
Ecco l'autentica, indiscutibile regina della Motown: Diana Ross. Il rhythm'n blues, il soul e la musica dance degli anni settanta devono molto alla carica emotiva della sua voce e al suo indiscutibile fascino. Con Florence Ballard (il cui grande talento fu oscurato dalla forte personalità Diana) e Mary Wilson fonda quell'implacabile macchina da hits chiamata Supremes. Sotto l'egida del principale pull di autori della Motown, Holland-Dozier-Holland, le Supremes macinano successi e riconoscimenti in tutto il mondo. Ma la carriera di Diana Ross sopravvive allo scioglimento del gruppo e si rafforza ulteriormente. Interpreta Billie Holyday nel film biografico The Lady sings the blues e spopola nelle discoteche di tutto mondo con i suoi memorabili pezzi dance
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