I nostri preferiti


Questo è un disco che in Italia non è mai stato valutato come merita. L'esordio di Fiona Apple sorprende ancora oggi per la sua ricchezza, soprattutto pensando che all'epoca Fiona non aveva ancora 18 anni! Un album prevalentemente di ballads, con tocchi jazz, qualche sapore ritmico quasi caraibico ("The First Taste"), con l'uso di un vocabolario non facile per una poco più che ragazzina. La voce è dolce, ma assume una sfumatura blues in "Shadowboxer". "Never Is A Promise", canzone sull'incomprensione tra lei e lui, merita una capitolo a parte proprio per l'uso della voce: inizia con un tono quasi rassegnato che nei ritornelli sfida anche il falsetto e nell'ultima parte si fa più aggressivo, per poi sfumare in una nota alta nel finale in cui la voce quasi si spezza.
Chi ci capisce qualcosa è bravo. Addentrarsi nella discografia di uno come Billy Childish (Billy Infantile) fa sembrare un giochetto perfino seguire fedelmente ogni nuova uscita di Elvis. Detto semplice, Billy ha inciso e pubblicato dischi in continuazione a partire dalla fine degli anni ’70. Ha cambiato nome ai suoi gruppi come normalmente si cambiano le calze (ad oggi: Pop Rivets, The Milkshakes, Thee Mighty Caesars, The Delmonas, Thee Headcoats, The Natural Born Lovers, The Buff Medways, The Musicians Of The British Empire), senza contare che spesso al gruppo madre se ne affiancava una versione femminile, con nome simile. Ha scritto, dipinto, illustrato ed esposto in proprio in giro per il Regno Unito e oltre. Insomma: ha tirato (molto) dritto per la sua strada senza preoccuparsi di facilitare la vita a chi, magari, era interessato a seguirlo.